Fase EMPIRICA:
Era Preistorica:
L'Uomo era alla ricerca della panacea, cioè quella sostanza
che, da sola, curava tutti i mali.
Le piante utilizzate prevalentemente erano: la coca, il ginseng, l'arnica e la
mandragola.
In questa prima fase le informazioni acquisite venivano trasmesse con estrema difficoltà.
Civiltà Assiro-Babilonese:
Vi è una prima codificazione
della Fitogemmoterapia nelle tavolette di Ninive, con l'indicazione dell'utilizzo della Canapa come contraccettivo e della Belladonna anche come rimedio estetico per dilatare le pupille.
Civiltà Ebraica:
Dà importanza alle virtù terapeutiche delle piante partendo da presupposti religiosi.
Si parla molto di Assenzio, Issopo e Incenso
come elementi di purificazione.
L’Incenso, che oggi ha significato puramente simbolico, era utilizzato per depurare l'ambiente.
Civiltà Egizia:
Introduce la figura del medico tra il mistico ed il clinico.
I medici studiavano nella
“casa della vita” dove, oltre ad imparare ogni tipo di intervento, studiavano come mantenere intatto il Corpo dopo la morte.
Era di notevole sviluppo della terapeutica.
Gli
Egizi, infatti, conoscevano già la Propoli e le virtù antinfiammatorie del Salice.
Anche la nella Civiltà Egizia si bada alla bellezza dell’individuo: nel papiro “Smith” si consiglia l’utilizzo dei
semi di Trigonella che, pestati e miscelati con olio, facevano ringiovanire.
Civiltà Greca:
Contribuisce con uomini come:
Ippocrate (470 - 377 a.C.), che già a quei tempi enuncia i famosi concetti ripresi successivamente da Samuel Hahnemann: “primum non nuocere” e “similia similibus curantur”.
In queste due frasi vi è la “summa”
di tutta la cultura medica del tempo, che si fondava sull’integrità fisica del paziente.
Ippocrate
raccomanda inoltre il metodo di indagine sul paziente basato sull'osservazione e sull'ascolto.
Aristotele (383 - 322 a.C.), che codifica le prime ricerche nel campo
delle scienze naturali e della botanica.
Teofrasto (372 - 287 a.C.), che ha scoperto che la felce maschio ha un'azione antielmintica (contro
i parassiti intestinali).
Mitridate (132 - 63 a.C.), che per paura di essere avvelenato ingeriva giornalmente dosi infinitesimali
di veleno.
Civiltà Romana:
Che, in contrapposizione alla Civiltà Greca, ha rifiutato tutta la cultura medica.
Già
Catone (234 - 149 a.C.) sosteneva che, per alleviare le sofferenze umane, bisognava rivolgersi alla natura.
Scrisse un trattato sulle proprietà terapeutiche del cavolo.
Dioscride scrisse il primo
trattato della Civiltà Latina: “De Universa Medicina”, dove vengono descritte le piante esotiche che, grazie alle conquiste Romane, cominciavano ad essere conosciute.
Galeno compilò la prima Materia Medica in cui descrisse l'utilizzo di singole piante medicinali (piante semplici) e di composti con più piante ad azione sinergica, arrivando così all'estrazione
dei principi attivi mediante solventi comuni come acqua, aceto, vino, olio: nasce così il preparato Galenico.
Galeno scrisse anche di quanto sia importante la genuinità delle droghe vegetali, perché già allora c’era la sofisticazione.
Civiltà Araba:
Essa
costituisce il ponte tra la cultura Orientale e quella Occidentale.
Istituzionalizza le farmacie grazie al commercio di spezie, profumi e tinture.
A Salerno sorge
la prima scuola di medicina.
Diventa materia di studio anche l'aspetto “magico” della medicina.
Ci si stacca dalla figura del Sacerdote per arrivare, gradualmente, a quella del medico.
Intanto, in Occidente, emerge la figura del cerusico: il barbiere che ha iniziato ad estrarre denti e a fare interventi.
Civiltà Medievale:
Con
la Civiltà Medievale e l'avvento del monachesimo, si torna a far gestire la cultura medica all'interno delle strutture religiose.
Nei
conventi troviamo gli opifici, gli ospedali e gli orti botanici: vale a dire la preparazione del farmaco partendo dalla coltivazione fino alla somministrazione.
Ai
monaci, comunque, si deve la raccolta e la trascrizione di tutti i testi precedenti.